La medicina spagirica è nata nel 1493 ad opera di Paracelso, il medico alchimista e astrologo svizzero fra i più noti del passato. Il termine, Spagyria, deriva dal greco e indica nel suo etimo l’essenza del metodo : spao (separare) più ageiro (unire).
Il procedimento spagirico prevede l’estrazione delle molteplici frazioni di una pianta (oli essenziali, principi attivi, sali), la loro separata elaborazione e purificazione ed infine il loro ricongiungimento in formule concentrate e potenziate.
Paracelso infatti applicò i principi dell’Alchimia alla preparazione di estratti ricavati dal regno vegetale. La caratteristica dei rimedi spagirici è quella di riunione i tre principi sopracitati dell’Alchimia:
– il Mercurio nei vegetali è rappresentato dall’alcol etilico, dato a sua volta dall’unione di fuoco e acqua;
– lo Zolfo è rappresentato dagli oli essenziali della pianta e dal loro principio attivo;
– il Sale è il corpo delle piante.
La Spagyria si basa sull’idea che nell’uomo le forze dense e sottili sono in perfetto equilibrio e che la malattia interviene quando questo equilibrio si spezza. La malattia dipende, dunque, da squilibri energetici che, a lungo andare, si manifestano anche sul piano fisico.
E’ idealmente, un ponte fra fitoterapia e omeopatia, con la quale condivide la dimensione energetica del rimedio, anche se differisce per metodo di preparazione. Il rimedio spagyrico agisce permettendo alla persona che lo assume di evolversi mentalmente per capire la vera causa della propria malattia. Passaggio, questo, che è fondamentale nel processo di guarigione.
Il centro in cui le piante vengono prodotte è la Serra (tappa fondamentale dell’intero processo produttivo). Nella Serra la pianta non è sottoposta ad alcun stress estrattivo, ma rilascia i propri principi attivi tranquillamente, grazie all’energia e la forza del Sole e della Luna che creano condizioni ottimali e naturali per l’estrazione e a condizioni di temperatura ed umidità costantemente controllate.
Per la preparazione dei prodotti spagyrici le piante, rigorosamente selezionate, vengono poste a macerare in una soluzione di vino rosso ed alcool etilico spagyrico.
Perché il vino rosso? Perché oltre ad avere un alto contenuto di principi attivi e numerose proprietà benefiche note sin dall’antica civiltà egizia, migliora la biodisponibilità dei fitocomplessi e favorisce una loro più completa attività.
Il residuo solido della pianta viene torchiato ed essiccato al sole. Successivamente viene incenerito, un procedimento che richiede parecchio tempo, e che prende il nome di calcinazione, e che permette di ottenere un composto bianco uniforme. La cenere bianca che rimane viene aggiunta alla tintura. Il contenitore con la tintura e la cenere va poi esposto al sole e alla luna per 28 giorni: durante questo periodo i sali solubili della cenere verranno disciolti e incorporati nella tintura, che diventa in questo modo molto più potente ed efficace.
I rimedi spagirici sono molto semplici da usare, il procedimento è lo stesso delle tinture madri o dei gemmoderivati. Cambiano però le dosi di assunzione: in genere bastano 2-5 gocce, a seconda del trattamento. In acuto si può arrivare anche a 7 gocce.
Si possono mescolare a poca acqua, prese 2-3 volte al giorno, lontano dai pasti.
I rimedi spagirici sono molto semplici da usare, il procedimento è lo stesso delle tinture madri o dei gemmoderivati.
Cambiano però le dosi di assunzione: in genere bastano 2-5 gocce, a seconda del trattamento. In acuto si può arrivare anche a 7 gocce.
Si possono mescolare a poca acqua, prese 2-3 volte al giorno, lontano dai pasti.