Le NOCI SAPONARIE
AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLE NOCI LAVATUTTO O NOCI SAPONARIE?
E’ UN’ALTERNATIVA ECOLOGICA AI DETERGENTI CONVENZIONALI.
Sono originarie dell’Himalaya. Ottime per il bucato, ma sono indicate anche per la pulizia della casa e della persona.
Sono ottenute da fonti naturali e rinnovabili, provenienti da piante ultracentenarie che combattono la desertificazione e ossigenano il pianeta. Le noci sono sempre fresche e quindi ricche di saponine e né gli alberi né i suoi frutti subiscono lavorazioni con l’impiego di prodotti chimici. Queste noci sono un eccellente esempio di come si possa privilegiare un prodotto naturale a uno chimico, senza rinunciare alle prestazioni, con un risparmio di denaro notevole. Sono biodegradabili al 100%, completamente naturali, lavano senza inquinare e una volta esaurite si possono smaltire nei rifiuti organici.
La scorza oleosa delle noci contiene la saponina, un sapone naturale che a contatto con l’acqua tiepida (a partire dai 40 °C), si scioglie in una soluzione che, unita al principio rotativo delle lavatrici, offre le condizioni ottimali per lavare la biancheria in modo efficace, economico ed ecologico. Con 1 kg di noci si effettuano almeno 200 lavaggi ipoallergenici. Le noci sono adatte per la pelle dei neonati e di chi ha allergie ai detergenti chimici. Hanno inoltre un forte potere detergente e un effetto ammorbidente naturale.
I METODI DI IMPIEGO:
In lavatrice: metti 5-7 mezzi gusci (ca. 10 g) sminuzzati nel sacchetto di cotone in dotazione, posizionali in mezzo al bucato e seleziona il programma desiderato (40 °C-90 °C). Si possono aggiungere oli essenziali per profumare il bucato direttamente sul sacchetto di cotone oppure lo smacchiante ecologico per eliminare le macchie persistenti e igienizzare i capi.
Per la preparazione del sapone liquido: bolli 25-50 g di noci lavatutto (circa 7-16 noci) in 1 l d’acqua per 10 minuti, oppure mettile in ammollo per 8 ore in acqua tiepida; strizza e conserva il liquido ottenuto in frigorifero (massimo 3 giorni). Le noci usate possono essere frullate con acqua e utilizzate per ogni tipo di pulizia.
Per la cura del corpo e dei capelli: massaggia il detergente sul corpo o sui capelli e risciacqua.
Per l’impiego nelle pulizie domestiche: bastano 3 cucchiai di detergente in 2 l d’acqua; per lo sporco ostinato si può usare puro con una spugna e risciacquare.
Per il lavaggio di frutta e verdura: basta lasciare a bagno nel detergente liquido per 10 minuti e risciacquare; rimuove pesticidi e sostanze chimiche.
Per la pulizia dei metalli: lascia a bagno per 10 minuti e lucida con un panno morbido, oppure strofina con 2 noci ammollate.
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LA TERRA NON APPARTIENE ALL’UOMO, E’ L’UOMO CHE APPARTIENE ALLA TERRA
La forte cultura antropocentrica di origine biblica che caratterizza l’uomo occidentale e cosiddetto “sviluppato” ci sta portando lentamente all’estinzione.
Crisi ambientali, economica, sociale, politica e culturale sono sempre più evidenti, eppure ci troviamo impreparati nel trovare soluzioni reali ed efficaci.
La verità, purtroppo, è che non esistono soluzioni se rimaniamo prigionieri della nostra cultura.
Le soluzioni che ci vengono prospettate dai media e dai governi hanno la stessa matrice di pensiero che ci ha portato alla situazione odierna: considerano gli esseri umani come separati dalla Natura alla quale attribuiscono soltanto un valore strumentale o di sfruttamento.
Albert Einstein diceva che “ non possiamo risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati”. Aggiungo questa frase emblematica di Ippocrate “prima di cercare la guarigione di qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che l’hanno fatto ammalare”.
Siamo abituati a considerare i problemi alla luce della brevissima esperienza della civiltà industriale, una frazione minima dell’esperienza umana. Tutto ciò che arriva dalle altre culture, anche se millenarie e quindi molto più resilienti di noi, viene considerato sbagliato o superato a priori.
Le soluzioni dei problemi del terzo millennio invece potrebbero arrivare proprio da quei popoli che abbiamo sempre considerato “sottosviluppati” e che invece si stanno rivelando molto più lungimiranti di noi.
Si pensi ad esempio alla permacultura che suggerisce di concepire gli insediamenti umani come degli ecosistemi, traendo ispirazione dall’osservazione della natura e del modo in cui le popolazioni indigene abitano la Terra.
Oggi gli ecovillaggi, i movimenti per l’ecologia profonda, i progetti che si ispirano alla permacultura stanno cercando con non poca difficoltà di riscoprire questo antico modo di vivere e tornare a esaltare le virtù di semplicità, sobrietà, onestà e lungimiranza che caratterizzavano le comunità dei nativi d’America.
Cancellare il condizionamento di 2000 anni di storia antropocentrica è una missione estremamente ardua, ma probabilmente è l’unico modo per capire chi siamo e dove stiamo.
Concludo con una citazione di Tiziano Terzani: “ solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo. Altrimenti saremo solo come la rana del proverbio cinese che, dal fondo del pozzo, guarda in su e crede che quel che vede sia tutto il cielo”.
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LA NATURA E’ IL MIGLIOR MEDICO
Secondo Bach la medicina naturale è tutto quello che ci serve per stare bene.
Come si è sempre saputo nel corso della storia, la cura della malattia risiede nelle erbe guaritrici del campo; quindi, tutti coloro che sono ammalati sappiano questo: la malattia non avrebbe mai ottenuto il potere che ha adesso se l’uomo non avesse abbandonato la protezione naturale contro di essa, usando le erbe guaritrici.
Sebbene, dimenticando il potere curativo della natura, si sia pagato il prezzo salato del gran numero di malattie esistenti.
E’ solo perché abbiamo abbandonato la via della Natura per quella dell’uomo che abbiamo sofferto, ma ci basta compiere il cammino inverso per essere liberati dalle nostre afflizioni. In presenza della via della natura la malattia non ha potere.
Ogni paura, depressione e disperazione può essere messa da parte. Non esiste malattia che sia di per sé incurabile.
Con queste potenti parole Edward Bach, scopritore della floriterapia e dei rimedi energetici che portano il suo nome, scrisse il libro “ i dodici guaritori e i sette aiuti”.
Sembrano parole e concetti scontati e popolari, che trovano però le loro radici in un’idea di malattia e benessere che vede l’uomo al centro del cosmo del quale è parte integrante.
IL NOSTRO OBIETTIVO DOVREBBE ESSERE QUELLO DI PRENDERCI CURA DELLE NOSTRE RADICI AL FINE DI POSTICIPARE IL PIU’ A LUNGO POSSIBILE L’INSORGENZA DELLA MALATTIA, COLTIVANDO L’OMEOSTASI, OVVERO LA CAPACITA’ DELL’ORGANISMO DI RESISTERE AGLI URTI DELLA VITA.
Prima che la medicina allopatica prendesse il sopravvento, le persone trovavano il rimedio alle malattie nella Natura. In ogni villaggio c’era un guaritore, un medico o uno sciamano che conosceva le proprietà delle erbe. Ne conosceva gli usi e gli effetti collaterali ed era in grado di usarle e mescolarle sapientemente in modo che la persona potesse tornare nuovamente in salute.
Parte del processo di guarigione era la presa di coscienza dell’ammalato dei motivi che lo avevano portato ad allontanarsi dalla salute. E in qualche modo il villaggio partecipava a questo processo di guarigione consapevole. Da quando la medicina allopatica ha preso il sopravvento, sono cominciati a cambiare anche i concetti di malattia, guarigione e benessere. La tendenza generale è diventata quella di mettere la propria salute nelle mani del medico che, avendo le conoscenze, sa cosa fare per farci guarire. E riponiamo la nostra totale fiducia in un farmaco, annullando la nostra comprensione del perché ci siamo ammalati. Sia chiaro: l’intento di questo articolo non è demonizzare i farmaci o la medicina allopatica. E’ indubbio che la medicina ha fatto grandi passi avanti nel corso della storia e che in alcuni casi i farmaci sono un reale salvavita. Quello su cui vorrei puntare l’attenzione è invece la mancanza della comprensione dei fattori che portano alla malattia: siamo diventati spettatori della nostra salute, non ne siamo più i custodi.
La malattia non arriva per caso, ma ce la costruiamo noi giorno dopo giorno, pezzo per pezzo, ogni volta che diventiamo prede della rabbia, lasciamo che l’ansia ci divori la mente, la tristezza ci invada il cuore, mangiamo alimenti che non ci nutrono, respiriamo aria inquinata, reprimiamo la stanchezza perché l’idea di restare a riposo quando non ci sentiamo bene è inconcepibile.
Cosa c’entra tutto ciò con Bach? C’entra perché Bach riprende la visione di salute e malattia dalla tradizione antica. La sua formazione di medico omeopata lo aveva portato a rendersi conto che la malattia, pur avendo gli stessi sintomi, non è uguale per tutti. Per lui era più importante curare il malato che la malattia. Perché sono le peculiarità del malato a far sì che la malattia si sviluppi in un certo modo piuttosto che in un altro.
Secondo Bach la malattia si sviluppa quando ci allontaniamo da quel sentiero naturale e quando non diamo ascolto alla nostra anima. Siamo noi stessi, in pratica, che le diamo il potere. Perché nel corpo fisico la malattia è il risultato della resistenza della personalità alla guida dell’anima. L’anima ci parla in ogni momento attraverso l’intuizione, gli istinti, gli ideali.
La salute quindi per Bach dipende dall’essere in armonia con la propria anima e dalla piena unione fra anima, mente e corpo.. se non ascoltiamo questa voce non realizziamo gli obiettivi per cui siamo venuti in questo mondo, non portiamo a termine la missione che ci è stata data, si crea un’interferenza, che si manifesta con emozioni e pensieri negativi: rabbia, angoscia, paura, tristezza non sono altro che la conseguenza di un cammino che non è armonico. Queste emozioni, se non trattate e non prese in considerazione, daranno vita alla malattia organica.
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